sabato 23 febbraio 2013

BUON VOTO... a prescindere!

Domani si aprono le danze, si vota fino a lunedì. 


Mi auguro che ognuno di noi voti secondo coscienza, a prescindere dal partito/politico prescelto o dalle motivazioni che lo porteranno in quel seggio,  a prescindere dal voto "contro", dal voto "di scambio"; mi piacerebbe avere voti "partecipati", perché ne abbiamo tutti bisogno.
Cosa intendo per voto "partecipato"? Intendo una reale espressione di volontà, che vada oltre ad un segno su un foglio. 
Che senso avrebbero altrimenti tutte le attenzioni che si riservano alle elezioni? Si chiudono le Scuole, si nominano scrutatori e presidenti di seggio, il tutto sotto l'attento controllo delle Forze dell'Ordine, soltanto per evitare che qualcuno rovini il suo disegno sovrapponendo le schede? 

Questo è il caso di quello che mi piace definire voto "artistico" dove la preoccupazione è fare in modo che la "x" risposta sul simbolo prescelto non esca dagli appositi spazi; c'è poi il voto "dovuto", che credo sia il più diffuso, tipico di quelle persone che sentono di dover votare (concetto ben diverso dal volere) anche se ormai..... "sono tutti ladri!", "il sistema è morto", "il paese va a puttane!". 
Quelle persone che, una volta uscite dal seggio elettorale, si sentono liberate da un peso e in diritto di potersi lamentare solo perché hanno fatto il loro dovere di bravi cittadini: io voto, tu governi! A parte la strana somiglianza, nella struttura della frase, con il primitivo "io Tarzan, tu Jane!", l'espressione di volontà che scaturisce dal voto non è un semplice segno grafico lasciato da un lapis gentilmente concesso in uso dallo Stato Italiano ma deve necessariamente essere una manifestazione di intenti. Voglio che il mio Paese sia così perché io voglio essere così e non: ti ho scelto ora pensaci tu a farmi avere quello che voglio, in alternativa vedi di non darmi troppo fastidio. Questa è la radice del voto "partecipato", dare seguito con azioni e comportamenti quotidiani a quell'espressione di volontà. Chiamatemi bigotto, moralista, bacchettone ma io non vedo tanta differenza tra chi incassa una mazzetta e chi, accorgendosene, non restituisce il resto al commerciante. Sono entrambe azioni commesse per un tornaconto personale, anche solo per "sentirsi furbi", con l'aggravante del pubblico impiego nel primo caso. 

Ma chi compie tali gesti è un politico corrotto o una persona disonesta? 
Le azioni le compiono i ruoli o le persone che li abitano?

Chiedo questo perché oggi, a margine della presentazione di una nuova Associazione , si ragionava sulla necessità di provare ad andare oltre i ruoli che ci caratterizzano per riscoprire il nostro status di cittadini. 
Il politico non è un lavoro come possono esserlo l'avvocato, il dottore, il consulente; politico è un aggettivo riferito ad un piano di analisi, governo, e gestione della cosa pubblica a cui tutti siamo legati come uomini ancor prima che come professionisti. Proprio a questo concetto faceva riferimento l'invito ad un voto cosciente; entrate in quella cabina domani convinti che ciò che state scegliendo è la cosa giusta da fare come cittadino, non come singolo individuo che sempre di più viene definito e giudicato per ciò che fa nel suo privato (lavoro, sessualità, ideologie) e sempre meno per ciò che attiene alla sua dimensione pubblica.
Alla vigilia del voto mi/vi voglio ricordare che quello che faremo domani non sarà firmare una delega ma  scegliere una strada da percorrere senza autista e senza scorciatoie ma a piedi e con fatica, però tutti insieme (almeno con chi vorrà esserci) a prescindere dalla scelta fatta in quel seggio, per crescere una nuova generazione di persone capace di interpretare dei ruoli  senza lasciarsi definire da loro e dagli status symbol ad essi connsessi.

 Per questo vi auguro, a prescindere, un buon voto (partecipato)!

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